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Tran Quang Hai: Il canto difonico: descrizione, storia, stili, aspetti acustici e spetrrali, approccio orginale, richerche fondamentali e applicate, part 2

Tran Quang Hai : Il canto difonico : descrizione, storia, stili, aspetti acustici e spetrrali, approccio orginale, richerche fondamentali e applicate, part 2



Campo di azione del canto difonico


Dal punto di vista del campo d’azione, il canto difonico è equivalente al canto normale, fatta eccezione per ciò che concerne l’ambitus.
Il tempo di esecuzione è evidentemente in funzione della gabbia ttoracica del cantante, dunque della respirazione, ma anche dell’intensità sonora poiché l’intensità è in rapporto con la portata d’aria. Il margine di variazione dell’intensità è invece relativamente ristretto, e il livello deghi armonici è in relazione con il livello del bordone. E interesse del cantore mantenere un bordone adeguato ed emettere degli armonici al loro massimo. In precedenza, ho notato che gli armonici erano anzitutto tanto più chiari quanto più la formante era stretta e intensa . Ora vedo apparire dei collegamenti tra intensità, tempo e chiarezza. Il campo di azione in relazione al timbro non necessita di commenti : il suono risultante è nella maggior parte dei casi foomato da un bordone e da uno o due armonici. La questione più interessante è quella dell’ambitus.
Si ammette generalmente che, scegliendo un tono fondamentale adatto (in funzione dell’esecutore e del brano musicale da interpretare), un cantore può modulare o scegliere tra il terzo e il tredicesimo armonico. Ciò è vero, ma la questione deve essere precisata. L’ambitus è in funzione del suono fondamentale. Se il suono è do2, l’escursione si realizza su quattordici armonici dal sesto al ventesimo, il che corrisponde a un’ottava più una sesta . Se il suono è acuto, per esempio do3, la scelta avviene tra il terzo e il decimo armonico, vale a dire otto armonici, che corrispondono ugualmente a un’ottava e una sesta. Le osservazioni seguenti si impongono : da una parte, l’ambitus del canto difonico è più ristretto di quello del canto normale ; d’altra parte, in teoria, il cantante sceglie il suono fondamentale che vuole tra do2 e do3 ; in pratica, egli realizza istintivamente un compromesso tra la chiarezza della seconda voce e l’ambitus del suo canto (la scelta del tono fondamentale essendo ugualmente in funzione del brano musicale da eseguire). In effetti, se il tono è acuto, per esempio do3, la scelta degli armonici è limitata, ma la seconda voce è molto chiara. Nel caso di un suono do2, la seconda voce è più confusa, mentre l’ambitus è alla sua massima estensione. La chiarezza dei suoni può spiegarsi con il fatto che, nel primo caso, il cantante può selezionare soltanto un armonico ; mentre, nel secondo caso, può selezionarne quasi due. Riguardo alla questione dell’ambitus, so bene che l’escursione dei risonatori vocali è indipendente dall’altezza dei suoni emessi dalle corde vocali ; in altre parole, il cantore seleziona sempre gli armonici nella stessa zona dello spettro, che essi siano allargati o ristretti.
Da tutto ciò risulta che il cantante sceglie il tono fondamentale istintivamente, per ottenere il massimo di ambitus e il massimo di chiaressa. Per me, il miglior compromesso si trova tra do2 e la2. Così posso ottenere tra un’ottava e una quinta fino a due ottave di ambitus .

Meccanismi di produzione del canto difonico


È sempre molto difficile conoscere quello che si svolge all’interno di una macchina, quando mi trovo al di fuori e non percepisco che delle manifestazioni esterne di questa macchina. È il caso anche dell’apparecchio fonatorio. Ciò che ne diremo sarà grossolano e schematico, e non potrà essere preso all lettera.
Affrontando il sistema fonatorio per analogia, posso ottenere un’idea dei meccanismi, ma sicuramente non una spiegazione completa. Un riosonatore è una cavità munita di un collo, in grado di risuonare entro un certo campo di frequenze. Il sistema eccitatore, cioè la faringe e le corde vocali, emette uno spettro armonico, vale a dire le frequenze F1, F2, F3, F4… di risonatori che scelgono certe frequenze e le amplificano. La scelta di queste frequenze dipende evidentemente dall’abilità del cantante. Questo è il caso di una cantante che porta la voce in funzione di una grande sala : istintivamente adotta quei risonatori in grado di emettere il massimo di energia nella zona sensibile dell’orecchio. Occorre notare che le frequenze amplicate sono in funzione del volume della cavità, della sezione dell’apertura e della lunghezza del collo che costituisce l’apertura.
Grazie a questo principio, posso già capire il ruolo che rivestono per il canto la grandezza della cavità orale, l’apertura della bocca, la posizione delle labbra. Ma ciò non basta per ottenere un canto difonico. Infatti, ho bisogno di due voci. Il bordone, la prima voce, mi è dato semplicemente dal fatto che esso è intenso al momento dell’emissione e che, in ogni caso, non subisce l’zione di filtro dei risonatori. La sua intensità superiore agli armonici gli permette di sopravvivere grazie a un irradiamento attraverso la bocca e il naso. Ho constatato che, chiudendo la cavità nasale, il bordone diminuisce di intensità. Ciò si spiega in due modida una parte una sorgente di irradiamento è chiusa (si tratta del naso) e d’altra parte, chiudendo il naso riduco la portata d’aria e quindi riduco l’intensità sonora emessa al livello delle corde vocali .
L’importanza didisporre di diverse cavità è primaria. Ho potuto mettere in evidenza che solo l’accoppiamento tra diverse cavità ci permette di ottenere una formante acuta, necessaria per ottenere il canto difonico. Per questo studio, ho in primo luogo proceduto a verificare il principio dei risonatori, cioè l’influenza dei parametri fondamentali. Ho constatato cos£i che l’altezza del suono sale, se apro di più la bocca. Per metterre in evidenza la formazione du una formante cauta, ho realizzato l’esperimento seguente. Ho cercato di ottenere due tipi di canto difonico : l’uno tenendo la lingua a riposo, cioè mantenendo la bocca come una grande cavità, e l’altro rialzando la punta della lingua fino a toccare la volta del palato, dividendo così la bocca in due cavità (esemp 5-10, pp.186-191).
Ho fatto la seguente osservazione, grazie alla teoria dei risonatori accoppiati. Nel primo caso, i suoni non chiari. Certo, il bordone si sente molto bene, ma la seconda voce non è facile da sentire. Non vi è una separazione netta tra le due voci. Inoltre la melodia si acolta con difficoltà. Sui sonogrammi analizzati, ho verificato che, con una cavità orale unica, l’enrgia della formante si disperde su tre o quattro armonici e, quindi, la sensazione della seconda voce diviene molto più debole. Per contro, quando la lingua divide la bocca in due cavità, la formante acutà e intensa riappare. Il altre parole, i suoni armonici essi dalle corde vocali sono filtrati e amplificati in modo grossolano con una sola cavità e l’effetto difonico sparisce. Il canto difonico nessita perciò di una rete di risonatori molto selettivi, che filtri unicament gli armonici desiderati dal cantante. Nel caso di un accoppiamento che distingue nettamente le due cavità, queste producono una risonanza unica molto acuta. Se l’accoppiamento si allenta, la formante ha un’intensità minore e l’nergia sonora si spalma nello spettro. Se queste cavità vengono transformate in un’unica cavità, la curva appuntita diventa di nuovo più rotonda e si ritorna al primo esempio, con un canto difonicao molto sfocato (lingua in posizione di riposo). In conclusione, la bocca con la posizione della lingua riveste un ruolo preminente e può essere grossomodo assimilata a un filtro appuntito, che si sposta nello spettro apposta per scegliere gli armonici che interessano all’esecutore.

Realizzazione del canto difonico

Ho scoperto questa tecnica vocale a due voci simultanee nel 1970, grazie a una registrazione sonora effettuata da Roberte Hamayon in Mongolia e depositata presso il Dipartimento di etnomusicologia del Musée de l’Homme. Dopo aver proceduto a tentoni per qualche anno, sono riuscito per caso a padroneggiare la tecnica del canto difonico nel traffico, durante un ingorgo sulla circonvallazione di Parigi .

Primo metodo di realizzazione del canto difonico con una cavità orale
La lingua può essere tenuta in piano, in posizione di riposo, o con la base leggermente sollevata senza mai toccare la parte molle del palato. Solo la bocca e le labbra si muovono. Attraverso questa modificazione della cavità orale, mentre si pronunciano le due vocali ü e i legate senza interruzione (come quando si dice oui in francese), si perceptisce una debole melodia di armonici, che non supera mai l’ottavo armonico .

Secondo metodo di rrealizzazione del canto difonico con due cavità orali
Si applica la seguente sequenza di azioni :
1. Cantare con voce di gola
2. Pronunciare la lettera L . Appena la punta della lingua tocca il centro della volta del palato, mantenere questa posizione.
3. Pronunciarre successivamente la vocale ü, sempre con la punta della lingua incollata fermamente contro il punto di contatto tra il palato duro e il palato molle .
4. Contrarre i muscoli del collo e quelli dell’addome durante il canto, come se si dovesse provare a sollevare un oggetto molto pesante.
5. Realizzare un timbro molto nasalizzato amplificando le fosse del naso .
6. Pronunciare poi le due vocali i e ü (oppure o e a) legate ma alternate l’una dopo l’altra più volte.
7. Così si ottengono sia il bordone, sia gli armonici in senso ascendente e in senso discendente, secondo il desiderio del cantante .
Si varia la posizione delle labbra o quella della lingua per
modulare la melodia degli armonici. La forte contrazione muscolare aumenta la chiarezza armonica.
Vi è un terzo metodo con la lingua sollevata e morsa dai molari superiori, mentre il suono di gola viene prodotto sulle due vocali i e ü legate e ripetute più volte per creare una serie di armonici discendenti e ascendenti . Questa serie di armonici si trova nella fascia tra 2 kHz e 3,5 kHz. Questo terzo metodo non permette di controllare la melodia formantica, ma è soltanto una dimostrazione sperimentale delle possibilità del timbro armoncico.


Il film Le Chant des Harmoniques


Hugo Zemp, direttore di ricerca presso il CNRS, ed io abbiamo collaborato alla realizzazione di un film sul canto difonico. Si intitola Le Chant des Harmoniques ed è uscito in Francia nel 1989.
Si tratta di un film in 16 millimetri, a colori, della durrata di 38 minuti, realizzato da Hugo Zemp e interpretato da me. Questo film rivela delle questioni molto importanti intorno al canto difonico, grazie alle analisi articoloatorie e spetrrali nonch& ai procedimenti ai raggi X, che permettono di vedere il funzionamento interno dell’apparato fonatorio durante la produzione del suono sdoppiato.
Finora, il canto difonico non è stat analizzato seria mente e in modo approfondito. Grazie alla ripresa radiografica è possibile osservare in trasparnza il funzionamento completo dell’apparato fonatorio, cioè le cavità nasali, il palato duro, il velo pendulo del palto, la loingua, la cavità della fraringe, le fase corde, le corde vocali e l’epiglottide. La ripresa ci svela il meccanismo del canto difonico attraverso delle immagini delineate, in negativo o a colori, che presentano la differenza delle posizioni variabili della lingua, del velo del palato e dell’epiglottide, a seconda che si tratti di una tecnica a una cavità orale o a due cavità orali. L’evidenziazione attraverso la cine-radiografia dell’articolazione dei diversi elementi dell’apparato fonatorio ci permette di ottenere una visione d’insieme della forma di articoloazione di questo fenomeno vocale considerato ancora oggi come un « misterio ».
Le analisi spettrali permettono di distinguere il canto « normale » dal canto difonico, attraverso spettri formantici diversi gli uni dagli altri. Nei cantoi mogoli, la realizzazione delle mododie di armonici resta confinata tra il quinto e il tredicesimo armonico. Piché tutta la melodia mongola è fondata su una scal pentatonica anemitonica , il settimo armonico viene abbassato di un semtono e l’undicesimo armonico viene soppresso dalla serie degli armonici naturali delle voce . Grazie al mezzo sonografico, nella fattispecie il Sonagraph DSP 5500, si rende più agevole l’esplorazione della dinamica vocale . Il sonografo è uno spettrofrafo che analizza l’altezza dul suon foncamentale e le sue variazioni, cos£i come gli armonici e la lora distribuzione. Questo metodo di misura permette l’analisi spettrale della voce e delle formanti, e la visualizzazione delle forme d’onda . Tali informazioni vengono digitalizzate e permettono di realizzare su computer e stampare l’impronta acustica vocale. Sul tracciato sonografrico si osservano variabili : in ascissa il tempo, in ordinata le frequenze, in una scala dal grigio al nero l’intensità .
Il film, d’altra parte, mostra il moi insegnamento della tecnica del canto difonico nel corso di un seminario introduttivo tenuto presso il Centre Mandapa di Parigi, la mia intervista a due artisti della Comagnia Nazionale di Canti e Danza della Repubblica Popolare della Mongolia, e numerosi spettri sonori di diverse tecniche di canto difonico realizzate da cantant della Mongolia, del Rajasthan, dell’Africa del Sud, del Tibet e della Repubblica Socialista Tuva . Le Chant des Harmoniques è stato più volte premiato, al Festival cinematografico internazionale di antroplogia visiva in Estonia (1990), al Festival Internazionale di cinematografia scientifica di Palaiseau in Francia (1990) e al secondo Festival internazionale di cinematografia scientifica a Montréal (1990).

Il canto difonico : un nuovo sistem terapeutico


Il canto difonico, al di là della sua espressione tradizionale (in Mongolia, nella regione Tuva, in Tibet) e dell’uso sperimentale che ne fanno numerosi cantanti in Europa e in America, è anche un nuovo strumento utilizzato in applicazioni terapeutiche (Trân Quang Hai, Jill Purce, Dominique Bertrand, Bernard Dubreuil).
L’inglese Jill Purce propone un lavoro fondato sulla respirazione e sul canto difonico in favore di pazienti balbuzienti, o che provano delle sensazioni di blocco in gola o sono spaventati dalla propria voce, o ancora soffrono di inibizione, di disturbi respiratori, di ansia, di fatica. I principali effetti del canto difonico riguardano innanzitutto la concentrazione e l’equilibrio psicologico. Per dei motivi tecnici, esso richiede una grande attenzione .
Il cantant di talento può coordinare la struttura musicale con le forze energetiche, con la potenza vibratoria dell’azione. Quando l’armonia è stabilita, può iniziare la purificazione dell’inconscio. Par alcuni, il canto difonico vi trasporta al settimo cielo . Per altri, vi immerge nel cuore del mistero musicale, laddove le onde sonore aiutano a comprendere la nascita dell’universo.
Gli sciamani del Tibet, della Siberia e dell’ America del Nord fanno risuonare gli armonici della zona frontale , il che permette loro effettivamente di curare attraverso la voce .
È un canto magico, un segreto di antichi sciamani mongoli, uno yoga sonor praticato da monaci tietani per raggiungere l’illuminazione, un canto dotat di poteri, una vibrazione che penetra fino alle cellule. È il famoso canto che guarisce .
Io stesso ho realizzato degli esperimenti attraverso la pratica del canto difonicoo con persone timide , che hanno problemi con la voce. Questo lavoro ha prodotto risultati soddisfacenti sul piano diagnostico prima ancora che i pazienti consultassero il foniatra, l’ortofonista o lo psicoterapeuta. Il canto difonico può fornirre un mezzo terapeutico allo yoga, alle medicine dolci, alla meditazione, alle tecniche di rilassamento o al parto indolore .
Ho fatto lavorare le future madri con il canto difonico nella speranza di diminuire il dolore fisico durante il parto. Attraverso il metodo della contrazione addominale e faringea, le donne incinte riescono a coordinare la produzione di armonici con la forza prolungata del respiro. Grazie alla concentrazione necessaria per la realizzazione degli armonici durante il parto, la madre dimentica il dolore fisico. L’effetto armonioso ed emozionale del canto della madre e del primo grido del bambino porta una nuova sensazione, poco conosciuta, nel parto. Per convalidare o invalidare l’efficacia del canto difonico in questo ambito, avrei bisogno che numerose donne incinte adottino il moi metodo di preparazione al parto .
È il potere del canto, in cui si mescolano al valore della melodia le qualità armoniche della voce e la potenza del suono fondamentale. ùE innegabile che la sonorità vibratoria degli armonici possa generare nell’essere un addolcimento dell’anima e porre in uno stato di estasi tutti coloro che si trovano all’ascolto.
L’uso intelligente del canto difonico favorisce la concentrazione. Un ascolto attento degli armonici del canto difonico consente di accentuare la potenza vibratoria dell’orecchio interno. La padronanza dello yoga del suono permette di armonizzare i tre centri del nostro essere : la comunione, la reale conoscenza e l’integrazione della pienezza.
Ogni vocale padroneggiata si trova in relazione con l’organo corrispondente sul piano fisico e, su di un piano impalpabile, con un armonico emesso . Il respiro induce il pensiero e l’intenzione favorisce la librazione . La pratica del canto difonico si rivela complementare al magnetismo, a un lavoro di esorcismo, a una transmissione benefica di energie e di conoscenze pacificatrici. Aiutare l’altro a guarirsi, a prendersi in carico, significa infondergli il desiderio legittimo di ritornare in sé, al divino del proprio essere .

Un procedimento originale e fecondo

Sono potuto pervenire alla realizzazione di questa tecnica vocale singolare, dopo più di tre anni di esperimenti personali in qualità di cantante.
Le mie ricerche sono state ampiamente divultate attraverso conferenze, seminari, laboratori e concerti a partire dal 1972.
Negli anni Ottanta, al fine di esplorare i procedimenti fisiologici del canto difonico, mi sono sforzato di ottenere sul sonografo dei tracciati di spettri simili a quelli dei cantori originari della Mongolia, della Siberia, del Rajasthan e dell’Africa del Sud. L’analisi comparata degli spettrogrammi, alla luce di questi esperimenti, ha permesso di classificare per la prima volta i diversi stili del canto difonico dell’Asia e dell’Africa del Sud in funzione dei risonatori, delle contrazioni muscoloari e delle ornamentazioni.
Le mie ricerche sperimentali hanno condotto :
1. a distinguere il bordone armonico e la melodia fondamentale, il che rappresenta il contrario del principio iniziale del cnto difonico tradizionale.
2. ad incrociare le due melodie (fondamentale e armonica) e ad esplorare il canto trifonico.
3. a mettere in evidenza le tre zone armoniche sulla base di uno stesso suono fondamentale.
Parallelamente ho utilizzato dei mezzi fibroscopici, stroboscopici e laringoscopici, completati da analisi spettrali sul Sonagraph.
Ho condotto degli studi comparativi e pragmatici sui diversi stili di canto difonico presso diverse popolazioni : mongoli, tuva, xhosa, rajasthani, tibetani ; e ho avviato qualche indagine armonica preliminare sul canto del miglio Pasi but but dei bunun (Formosa) e su alcune recitazioni buddiste shomyo (Giappone).
D’altra parte, le mie applicazioni terapeutiche di questa tecnica vocale nelle medicine dolci e in altre discipline - musicoterapia, ortofonia, foniatria, parto indolore – sono state discusse in numerosi congressi internazionali.
Infine ho utilizzato la tecnica del canto difonico in diverse compsizioni musicali elettroacustiche e di avanguardia.
In sintesi, le ricerche sul canto difonico e le sue applicazioni, destinate inizialmente a soddisfare la curiosità scientifica, hanno avuto delle estensioni nella vita musicale. Esst hanno ugualmente avuto rilevanza nella ricerca di terapie fondate sulla musica.

End of part 2

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